La riduzione dei carboidrati in menopausa può portare dei vantaggi? Leggi l’articolo e scopriamolo insieme.
La dieta che viene comunemente adottata in Italia prevede un grande consumo di carboidrati di varia natura, dal pane e la pasta, dalla pizza alle focacce. Tutti questi alimenti, per quanto gustosi, rappresentano un importante carico calorico da gestire per il metabolismo e per la glicemia, ovvero la concentrazione di zucchero, o meglio di glucosio, nel sangue. Questa problematica è ancora più importante per le donne in menopausa, nelle quali i cambiamenti ormonali generano già un disequilibrio nei meccanismi di controllo che regolano la quantità degli zuccheri nel sangue, creando dei rischi notevoli per la salute.

L’EQUILIBRIO DELL’INSULINA ED I RISCHI CONNESSI ALL’IPERGLICEMIA
In un soggetto normale dal punto di vista metabolico, la quantità di zucchero (glucosio) che si trova nel sangue viene definita “glicemia” ed è regolata da due ormoni: l’insulina e il glucagone. Il primo si occupa di ridurre i livelli di zuccheri quando questi sono troppo elevati, come ad esempio dopo un pasto (specialmente se abbondante e ricco di carboidrati), mentre il secondo è incaricato di alzare la glicemia quando questa si abbassa, ad esempio durante i periodi di digiuno, liberando gli zuccheri dalle scorte contenute nel corpo. Durante i periodi di sazietà gli zuccheri assimilati con la dieta vengono utilizzati per costruire grasso, riserve di zuccheri nel fegato e nuove fibre muscolari, mentre durante i periodi di digiuno essi vengono consumati per produrre energia.
Durante la menopausa si è osservato che la riduzione nella produzione degli ormoni sessuali femminili (tra cui soprattutto gli estrogeni), propria di questo periodo particolare, causa una riduzione della “sensibilità insulinica”, ovvero l’azione di tale ormone sui tessuti diventa meno efficace e come risultato meno zuccheri vengono utilizzati dai tessuti e dalla cellule per costruire riserve energetiche.
Questo meccanismo apparentemente innocuo ha però ripercussioni notevoli, predisponendo le donne ad aumentati livelli di glucosio nel sangue per lunghi periodi. L’eccesso di zucchero nel sangue si chiama “iperglicemia” e questo stato, prolungato negli anni, ha l’effetto di aumentare i livelli di infiammazione nei tessuti dell’organismo. E’ infatti importante capire e fissare nella mente che dove c’è iperglicemia c’è infiammazione, per le modifiche che l’eccesso di glucosio determina sulle proteine dei tessuti e sui vasi sanguigni che apportano sangue ai tessuti stessi.
Un potenziamento dell’infiammazione generale nell’organismo è il primo gradino per lo sviluppo di danni ben più importanti a livello di vasi sanguigni ed organi. La scarsa efficacia dell’insulina sui tessuti è una condizione nota come “resistenza insulinica”, ed è considerata dai professionisti sanitari come un importante fattore di rischio per lo sviluppo di patologie cardiovascolari, del diabete mellito di tipo II e di alterazioni metaboliche di varia natura.
Detto ciò, non pensi che la riduzione dei carboidrati in menopausa può portare dei vantaggi?
UNA DIETA A CARBOIDRATI LIMITATI “LOW CARB”
La potenzialità della dieta chetogenica in questo ambito in particolare è data dalla capacità di quest’ultima di favorire positivamente l’equilibrio glicemico nel sangue e nel corpo e di ridurre in modo efficace la resistenza insulinica che accompagna le alterazioni ormonali della menopausa. Una riduzione dei carboidrati nella dieta aiuta a “disintossicare” il corpo dagli stessi, a ricalibrare correttamente la funzione dei recettori che legano l’insulina e ne permettono l’azione sui tessuti, ed infine a prevenire le complicanze che si accompagnano all’alterazione del metabolismo degli zuccheri e allo stato di iperglicemia.
Un interessante studio condotto su donne affette da ovaio policistico ha dimostrato che un approccio alimentare a ridotti carboidrati, come appunto nel caso della dieta chetogenica, ha permesso di ottenere un notevole controllo del peso, un miglior equilibrio ormonale ed una minore resistenza recettoriale all’insulina.
Un altro studio importante ha concluso che una dieta a bassi carboidrati e ad alti grassi, quindi un approccio chetogenico, parrebbe determinare un aumento dei livelli di colesterolo HLD, il colesterolo “buono”, e di conseguenza avere qualche effetto positivo sulla prevenzione del fenomeno dell’”aterosclerosi”, ovvero dell’accumulo di grassi sulla parete dei vasi sanguigni, importante fattore di rischio per il cuore ed i vasi.
Tuttavia, questo è ancora un campo da esplorare nel contesto della menopausa ma che verosimilmente potrebbe apportare un ulteriore vantaggio alle donne che decidessero di testare questo approccio alimentare. Per concludere, una piacevole aggiunta riguarda il fatto che sembra esserci una correlazione tra riduzione dei carboidrati in menopausa ed una migliore qualità del sonno, che spesso viene alterato dai disturbi della menopausa.
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