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La cefalea affligge tra il 60 e il 90 % della popolazione con almeno un episodio durante l’anno. La durata può variare da qualche minuto fino a molte ore o persino giorni e può presentarsi in maniera sporadica (si parla di cefalea occasionale), più volte durante il mese (si parla di cefalea episodica) oppure in forma cronica (quando avviene 15 o più giorni al mese). Tutte queste forme sono accomunate da un’alterazione nella comunicazione tra cervello, nervi ed i vasi sanguigni cranici. Tra gli altri fattori che incidono sulla cefalea vi sono un’aumentata attività di alcuni muscoli cranici, episodi di stress, fattori psico-affettivi. Le forme primarie di cefalea possono essere associate ad una riduzione di endorfine, sostanze coinvolte sia nella percezione del dolore che nel determinare uno stato di benessere, ma anche ad una predisposizione genetica ereditaria. Nella donna la cefalea spesso compare nel periodo mestruale, con l’assunzione della pillola anticoncezionale, nel periodo peri-menopausale. 

Per prevenire l’insorgenza della cefalea possiamo agire sullo stile di vita e sull’alimentazione; le scorrette abitudini alimentari sono correlate agli attacchi cefalici, infatti il mangiare in eccesso ma anche la masticazione troppo rapida complicano il processo digestivo, favorendo l’insorgenza della cefalea. 

La prevenzione dell’alterazione di ossa e cartilagini inizia a tavola, infatti tenendo sotto controllo la glicemia ed il grado di infiammazione delle cellule si riesce ad ottenere il benessere articolare.

Spesso chi soffre di artrosi assume farmaci antinfiammatori e cortisonici per un lungo periodo di tempo con la conseguente “intossicazione” dell’organismo, pertanto al fine di ridurre l’accumulo di sostanze dannose è necessario mangiare ogni giorno alimenti ricchi di fibre, alleati sia dell’intestino che dell’organo depuratore per eccellenza del sangue, il fegato. Anche gli alimenti molto ricchi di acqua sono benefici poiché stimolano la diuresi e contrastano la ritenzione idrica. Quindi via libera a carciofi, farro, fagioli azuki, sedano, finocchi…

Il reflusso gastro-esofageo affligge circa il 15 % degli italiani ed è il primo fattore di rischio per lo sviluppo di una neoplasia. Questa patologia è caratterizzata dal rigurgito del contenuto dello stomaco all’interno del lume dell’esofago. Il sintomo più frequente è il bruciore alla bocca dello stomaco o dietro lo sterno, ma vi sono anche sintomi extra-esofagei come asma, laringite, tosse cronica. Se non trattato, il reflusso può causare complicanze quali l’esofagite erosiva, l’ulcera esofagea, la metaplasia di Barrett e la stenosi peptica, pertanto è fondamentale rivolgersi al proprio medico per eseguire una diagnosi e, nel caso, farsi prescrivere una terapia farmacologica. 

Le cause di tale patologia sono molte tra cui il sovrappeso quindi l’obiettivo è tenere sotto controllo il peso corporeo facendo attività fisica 2-3 volte a settimana, il fumo di sigaretta, lo stress, terapie farmacologiche croniche.

Questo disturbo gastrico può essere controllato grazie ad una dieta adeguata che prevede di limitare determinati alimenti quali caffè anche decaffeinato, bevande con caffeina, thè, vino, cioccolato, pomodoro soprattutto crudo, cipolla, peperoni, peperoncino, pepe, piatti piccanti, agrumi, menta, alimenti grassi (salse con panna, burro, strutto..). Evitare le bevande alcoliche, cibi e bevande troppo calde o troppo fredde, piatti in brodo, carni molto cotte come bolliti e ragù.  

La dieta ha un importante effetto sull’incidenza e decorso delle forme influenzali e para influenzali. Le persone più a rischio sono anziani e bambini e diverse sono le cause come gli sbalzi termici e la frequentazione di luoghi pubblici molto affollati. Un’attenta igiene delle mani e una dieta varia ed equilibrata possono prevenire la sindrome influenzale.

Per aumentare le difese dell’organismo è importante seguire un’alimentazione varia ed equilibrata ricca di frutta e verdura di stagione in quanto apportano vitamine e sali minerali: consiglio almeno 2-3 porzioni di verdura al giorno preferendo cavoli, broccoli, cavolfiori che apportano la vitamina C oltre a sostanze antinfiammatorie e antiossidanti, cuocendoli al vapore o sbollentati velocemente in acqua in modo da non perdere le loro sostanze nutritive.

La sinusite è un’infiammazione acuta o cronica dei seni paranasali e delle cavità delle vie aeree; i seni sono in comunicazione con la cavità nasale attraverso delle aperture dette osti, che si ostruiscono quando il seno si infiamma e si gonfia. Tale infiammazione può essere causata da infezioni virali, batteriche, funginee o da reazioni allergiche (alla polvere, acari, agenti chimici, allergeni alimentari come latte e derivati, uova, frumento ed agrumi). Il sintomo più indicativo con cui si manifesta è il dolore al volto, che permette di distinguere tra il comune raffreddore e la sinusite: la sinusite frontale causa dolore nella zona frontale del volto; la sinusite mascellare causa dolore a livello della mascella, ai denti; la sinusite etmoidale causa dolore nella zona posteriore e tra gli occhi. La sinusite se caratterizzata anche da febbre e da freddo, indica l’estensione dell’infezione oltre ai seni paranasali. 

A tavola è necessario preferire i cereali integrali (riso e pasta integrali) che grazie al loro contenuto di fibre favoriscono la crescita dei batteri intestinali buoni che combattono contro i microrganismi cattivi che indeboliscono l’organismo, mentre bisogna evitare la farina bianca, poiché favorisce la formazione del muco, e gli alimenti umidi come latte e latticini, grassi, un eccesso di frutta e verdura cruda.

L’aterosclerosi è una malattia degenerativa che interessa le arterie di medio e grosso calibro, rendendole rigide a causa di depositi di grassi e globuli bianchi all’interno della loro parete: tali depositi, definiti ateromi o placche aterosclerotiche, col passare del tempo, aumentano di volume riducendo sia l’elasticità delle arterie sia ostacolando il normale flusso del sangue. A volte queste placche aterosclerotiche si rompono causando trombi con la conseguente ischemia e infarto.  Le cause di questa patologia sono diverse: livelli elevati di colesterolo ematici, ipertensione arteriosa, fumo di sigaretta, diabete mellito, familiarità, sovrappeso, scarsa attività fisica e abuso di alcolici e super-alcolici. Oltre alla terapia farmacologica prevista nei casi più gravi, si può tutelare la salute cardiovascolare anche a tavola con un’alimentazione equilibrata, abolire il fumo di sigaretta, assumere molte vitamine e sostanze antiossidanti e svolgere una regolare attività fisica aerobica.

La prevenzione dell’aterosclerosi a tavola prevede di limitare gli alimenti ricchi di grassi trans come la margarina e i grassi ed oli parzialmente o totalmente idrogenati contenuti nei prodotti confezionati… leggete le etichette nutrizionali! 

La gastrite è un’infiammazione acuta o cronica della parete dello stomaco che si può manifestare con vari sintomi come bruciore allo stomaco, aerofagia, dispepsia, inappetenza, crampi addominali e diarrea, meteorismo, vomito e alitosi. La gastrite acuta può essere causata da un’alimentazione scorretta e ricca di cibi piccanti e molto grassi che irritano la mucosa dello stomaco, ma anche da alcol, fumo di sigaretta e un uso eccessivo di farmaci FANS; questa forma di gastrite può essere curata con la correzione delle normali abitudini dietetiche e dello stile di vita come l’abolizione del fumo e degli alcolici. La gastrite cronica, invece, è molto spesso causata da infezioni di Helicobacter Pylori e viene curata con una terapia antibiotica volta a eradicare l’H. Pylori. 

Il diabete mellito è una malattia metabolica caratterizzata da un elevato livello di zuccheri nel sangue a causa dell’incapacità dell’organismo di metabolizzare correttamente i carboidrati. Esistono 2 tipologie di diabete mellito: il diabete di tipo 1 in cui le cellule del pancreas che producono l’insulina sono distrutte da un processo di auto-immunità ed il diabete di tipo 2 in cui viene prodotta insulina ma non è sufficiente al fabbisogno dell’organismo.  Questa seconda forma di diabete è quella più frequente causata da sovrappeso, obesità e da un’alimentazione scorretta troppo ricca di grassi saturi e carboidrati. Il diabete mellito può essere associato ad altre patologie come l’ipertensione arteriosa, le dislipidemie, ma comunque la prima conseguenza di questa patologia è l’iperglicemia che può manifestarsi con un aumento del senso di sete o di fame correlato al dimagrimento. Se non trattato correttamente il diabete può causare delle complicanze a livello cardiaco, renale, retina degli occhi e nervi periferici. 

L’Alzheimer è la forma più comune di demenza senile, ossia uno stato causato da un’alterazione delle funzioni cerebrali nello svolgere le normali attività di ogni giorno.  Questa patologia interessa la memoria e le funzioni cognitive, con effetti negativi sulla capacità di comunicazione e di pensiero, causando anche stati confusionari e disorientamento spazio- temporale. Il paziente affetto da Alzheimer presenta degli agglomerati a livello cerebrale, le placche amiloidi, una perdita di cellule nervose nelle aree cerebrali deputate alla memoria e ad altre funzioni cognitive e una riduzione di un neurotrasmettitore, coinvolto nella comunicazione tra cellule nervose, l’acetilcolina.  La patologia si manifesta inizialmente con lievi problemi di memoria fino poi ad arrivare a importanti danni al tessuto cerebrale, con conseguenti gravi perdite di memoria, disorientamenti sulle persone, tempo e luoghi, e trascuratezza della propria igiene personale. 

I fattori di rischio per l’insorgenza di tale patologia vi sono il fumo di sigaretta, il diabete mellito e la depressione, mentre quelli che ne riducono il rischio di comparsa vi sono l’esercizio mentale, l’attività fisica regolare e una corretta alimentazione.

Diversi studi scientifici hanno dimostrato che la Dieta Mediterranea aiuta a prevenire la comparsa del Morbo di Alzheimer, riducendone anche la mortalità per coloro che ne sono già affetti.

L’artrite reumatoide è una malattia infiammatoria cronica autoimmune che colpisce le articolazioni, ma può anche interessare cuore, polmone e reni. I sintomi con cui si manifesta comprendono il gonfiore, la sensazione di calore, il dolore, la rigidità e la difficoltà nei movimenti.  Tra i fattori di rischio vi sono il fumo di sigaretta, la predisposizione genetica e alcune infezioni virali.

Una sana alimentazione associata ad una regolare attività fisica può essere di aiuto nella gestione di questa patologia. 

La dieta ha l’obiettivo di ridurre l’infiammazione delle articolazioni sostenendo il sistema immunitario e la mucosa intestinale, migliorando alcuni sintomi legati alla patologia come i dolori articolari. 

La dieta consiste nell’eliminare diversi tipi di alimenti poiché aumentano lo stato infiammatorio.

La dermatite è un’infiammazione della pelle che può essere causata da diversi fattori ed assumere diverse forme. I fattori scatenanti possono essere esterni (allergeni, fisici e chimici) o interni (con liberazione dei fattori infiammatori). La cute appare rossa e pruriginosa e nei casi peggiori presentare gonfiore, vescicole, bolle e croste. Esistono 3 forme di dermatiti più comuni: la dermatite atopica frequente nell’infanzia, caratterizzata da arrossamento e vesciche a livello di gomiti, ginocchia e collo; la dermatite seborroica, frequente sul cuoio capelluto e sul volto in cui è presente una desquamazione importante; la dermatite da contatto provocata dal contatto con sostanze irritanti come detersivi o altre sostanze chimiche e sostanze urticanti come ad esempio l’ortica, in cui compaiono vesciche. 

La dieta mira a ridurre l’infiammazione legata alla patologia, sostenendo il sistema immunitario e la mucosa intestinale, permettendo la regressione di alcuni sintomi.

I diverticoli del colon sono estroflessioni (piccoli sacchi) che si formano lungo le pareti intestinali; si parla di diverticolosi se vi è la presenza di diverticoli senza l’infiammazione, mentre si parla di diverticolite quando vi sono i diverticoli infiammati. La diverticolosi è asintomatica e spesso è scoperta per caso durante una visita di controllo; quando invece i diverticoli si infiammano compaiono i sintomi tipici (flatulenza, dolore addominale, crampi addominali, stipsi alternata a diarrea, febbre).

Chi soffre di queste patologie deve fare molta attenzione alla propria alimentazione. Purtroppo non esistono alimenti capaci di cambiare la struttura delle pareti intestinali, quindi i diverticoli comparsi non regrediscono per effetto dell’alimentazione.

L’ipertensione  arteriosa è una condizione clinica caratterizzata da un’elevata pressione del sangue nelle arterie, comportando un aumento di lavoro per il cuore. La pressione arteriosa si divide in pressione sistolica e pressione diastolica, che dipendono dalla contrazione del cuore (fase sistolica) e il suo rilassamento (fase diastolica) tra un battito e l’altro. La pressione sanguigna, a riposo, è compresa tra i 110 e 140 millimetri di mercurio di sistolica e tra i 60 e 90 millimetri di mercurio di diastolica. Si parla di ipertensione arteriosa se la pressione è superiore o uguale a 140/90 millimetri di mercurio. L’ipertensione è classificata in ipertensione primaria in cui non vi sono cause mediche di base o secondaria in cui il rialzo pressorio è conseguenza di altre patologie che interessano i reni, le arterie, il cuore o il sistema endocrino. Vi sono alcune sostanze come la liquirizia, il cortisone, la pillola anticoncezionale che possono causare ipertensione. L’ipertensione arteriosa è un fattore di rischio per diverse patologie come ictus, infarto miocardico, insufficienza cardiaca, malattia renale cronica, quindi è importante individuarla e trattarla al fine di prevenire i danni che questa patologia può causare. Non sempre questa patologia si accompagna alla comparsa di sintomi, ma in generale quelli più comuni sono: mal di testa, vertigini, ronzii nelle orecchie, alterazioni nella vista (visione nera o di puntini luminosi), epistassi. 

I fattori che predispongono alla patologia sono la familiarità, l’età avanzata, il sovrappeso e obesità, il diabete mellito, il fumo di sigaretta, una dieta troppo ricca di sodio o povera di potassio, l’abuso di alcolici, lo stress prisco- fisico, la sedentarietà. 

Modifiche nello stile di vita e nell’alimentazione possono migliorare il controllo della pressione.

L’ipercolesterolemia è una delle patologie più diffuse nel nostro paese, ma con una corretta alimentazione ed una regolare attività fisica si può migliorare il profilo lipidico che caratterizza questa condizione. Il colesterolo è il lipide steroideo più importante del nostro organismo, infatti è il componente fondamentale delle membrane cellulari, oltre ad essere il precursore degli ormoni steroidei, della vitamina D e dei Sali biliari, implicati nella digestione e assorbimento dei grassi alimentari. Il colesterolo è prodotto soprattutto nel fegato, apportandone la maggior quota (circa l’80%), mentre solo una minima quota di colesterolo deriva dall’alimentazione (il 20%). Il colesterolo, pur essendo alla base della vita umana, non deve oltrepassare determinati valori plasmatici, poiché elevati livelli sono correlati all’aumento del rischio cardiovascolare.

La dieta Mediterranea basata sul consumo di frutta, verdura, pesce azzurro, legumi, olio di oliva e poca carne è efficace nel caso di ipercolesterolemia. Nello specifico i carboidrati devono essere il 45-50% del fabbisogno calorico giornaliero, preferendo quelli complessi (pasta, pane,riso..) a quelli semplici (frutta, miele, zucchero, dolci), poiché i secondi vengono assorbiti velocemente, causando il picco glicemico con il conseguente rilascio di molta insulina . Meglio scegliere i carboidrati complessi integrali come pasta e pane integrali, che permettono un miglior controllo della glicemia e del profilo lipidico, rispetto a quelli a base di farine raffinate.

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